Lo studio dei punti vitali ha una storia molto antica.
Tanticredono che questa tecnica sia di origine unicamente cinese (Dim Mak),oppure giapponese (Kyusho), mentre anche in India dai tempi più remotisi studiava il Marma (punti sensibili). Come molti sanno le artimarziali cinesi hanno subito l’influenza delle arti marziali indianequasi certamente questa azione c’è stata anche sulla materia dei puntivitali.
Mentre l’India si occupava di studiare i punti vitalisotto l’aspetto salutistico la Cina, invece, cercava di conoscere anchel’aspetto marziale.
Nel 1026 l’imperatore Reng Zong feceforgiare delle statue di bronzo su modello umano che riportassero conprecisione i punti vitali del corpo umano.
Più tardi un’ espertodi agopuntura e di arti marziali scoprì che colpendo, schiacciando estrizzando alcuni punti particolari del corpo si poteva causare dannianche sostanziali al corpo umano.
Zang Sanfeng sviluppò delle posture (Quan) basate sulla conoscenza del Gong-Fu e dell’agopuntura.
Diseguito nei templi Shaolin ( Shorei) si trattarono diffusamente questetecniche e molto probabilmente mano a mano che si scoprirono nuovipunti di pressione si creavano altri kata, dandogli nomi numerici comeSeisan(tredici), Seipai(diciotto), Niseishi(ventiquattro) e altriancora.
Lo stesso manoscritto “bubishi”(autore ignoto) venivastudiato e tramandato all’interno delle scuole marziali dei grandimaestri dell’epoca come: Sakugawa, Matsumura, Mabuni e Funakoshi che siesercitavano e insegnavano, solo agli adepti degni della loro fiducia,i segreti del bubishi e dei kata antichi.
Il kata Nijushiho(Niseishi), difatti, tramandatoci da Arakaki Seisho viene tradottodalla maggiore parte dei praticanti con “ventiquattro passi” ma nontutti sanno che può essere tradotto anche con “il punto”, “ il senso”,“il ventiquattresimo punto”.
Seguendo questa tesi alcuni kata diorigine cinese sono stati concepiti per individuare e tramandare lostudio dei punti vitali del corpo umano, dividendo gli stessi in duecategorie:
Punti di agopuntura, utili alla guarigione e alla rigenerazione = Rentan kata
Puntivitali, (erano trentasei) adatti a scopi marziali, utile a creare dannimomentanei e permanenti sull’ avversario = Rinto kata.
I punti del Rinto kata erano trentasei e venivano divisi in quattro categorie:
- nove mortali
- nove alteratori della coscienza
- nove paralizzanti
- nove dolorosi
Ciro Varone