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Okugi: posizione e riflessologia

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Per ottenere velocità, forza e agilità l’uomo utilizza l’appoggio dei piedi al suolo. Da tale esercizio egli ne ricava energia cinetica che sfrutta per camminare, correre, saltare e spostarsi.
Per la cultura marziale orientale i piedi rappresentano il contattato con l’elemento terra e, pertanto, vengono considerati “le radici del flusso vitale”; qualsiasi tecnica marziale nasce dalle “radici” e si trasferisce al resto del corpo.
Il piede è composto ad archi con tre punti d’appoggio, chiamati anche pilastri, tali punti d’appoggio fungono da sostegni anche per tutto il sistema scheletrico umano: il corretto appoggio dei piedi ci permette di attivare una serie di funzioni essenziali al buon funzionamento del corpo.
L’allineamento posturale, oltre che a rendere il corpo elastico e mobile, permette al bacino di azionare la respirazione diaframmatica, il sistema sensoriale aziona e corregge gli schemi posturali e percettivi fondamentali per l’equilibrio di tutto il corpo, utili a mantenere un buon equilibrio psicofisico.
Nel paradigma olistico, secondo il modello oleografico, è oramai dimostrato che i piedi, insieme alle mani, costituiscono uno dei punti più importante di raggruppamento di altre zone riflesse dell’intero corpo umano, dove ogni area corrisponde a organi vitali del corpo umano.
Di conseguenza, nella pratica corretta delle Arti Marziali è importantissimo essere in grado di esercitare una pressione corretta dei piedi verso il suolo che, con la corretta postura del tanden danno origine a movimenti esatti, a posizioni stabili e reattive, accordando l’uso della respirazione diaframmatica.
In questo ultimo periodo la mia ricerca pratica (PERCORSO OKUGI©) si è spinta con molto entusiasmo in tale direzione, cercando di approfondire ai fini energetici e di efficacia marziale lo studio dell’appoggio dei piedi (tre archi del piede), l’utilizzo dei cinque archi dell’intero corpo (delle due gambe,delle due braccia, che abbinati alla posizione corretta del baricentro e della spina dorsale rendono le posizioni del karate “rotonde”, facendo scaturire non un movimento a scatto (traslatorio) ma rotondo e ininterrotto (rotatorio), dove il centro di gravità (tanden) e la distanza radiale continua permettono di mantenere sempre parallelo al pavimento il punto di aderenza.

Shoto Ninju Kun

Dove sono finite le proiezioni del karateTutte le Arti Marziali, più o meno, hanno una loro storia, un percorso tracciato da Maestri forieri che con le loro esperienze, con la loro illuminazione e lungimiranza hanno lasciato ai posteri un tesoro di immenso valore: un regalo che noi moderni cultori e praticanti non  dobbiamo conservare dentro uno scantinato polveroso pensando così di rispettarne la memoria, bensì, questo tesoro va fatto fruttare, arricchito e messo a disposizione di tutti senza mai dimenticare le proprie radici.

Gichin Funakoshi Sensei  è unanimemente riconosciuto come il Padre putativo  del “karate moderno”, anche se tale definizione non è del tutto corretta: quando usiamo la descrizione di ” moderno” intendiamo dire che Sensei  Funakoshi seppe presentare al mondo un “tesoro nazionale” tipicamente Okinawense, liberalizzandolo, facendolo accettare in primis all’interno delle istituzioni di Okinawa, poi in Giappone e di seguito nel mondo intero in modo moderno e adatto al clima che correva in tale periodo in Giappone.

Il Maestro Funakoshi, come si evince dai suoi libri, era un uomo di sani principi morali, gentile ma al tempo stesso risoluto, un uomo di grande cultura con un carisma particolare che attirava e coinvolgeva tutti quelli che lo frequentavano, anche Maestri di altre discipline come  l’autorevole Maestro Jigoro Kano, fondatore del Judo, ne furono affascinati.

Il maestro Funakoshi  era un uomo di poche spiegazioni, egli soleva dire ai propri allievi: ” ciò che si impara con il corpo non si dimentica mai”,  la sua cultura sui classici cinesi e la sua grande passione per il Karate lo portarono  a scrivere libri, a dare dimostrazione di karate innanzi alle cariche istituzionali più importanti del Giappone, a presentare negli ambienti più prestigiosi il Karate sotto una nuova veste, facendolo uscire dall’oblio della pratica nascosta e  segreta.

Gichin Funakoshi, per fare in modo che il Karate si evolvesse, non solo tecnicamente ma soprattutto culturalmente, elencò dei punti guida  fondamentali ai quali ogni serio adepto doveva  conformarsi  per potersi ritenere un serio e preparato adepto del budo giapponese.

Il Maestro scrisse  lo Shoto ninjuku (i venti punti salienti del budo karate), un vero testamento della sua personale  visione del karatedo adottato poi da tantissime altre scuole di karatedo ma, ancor’oggi, troppo spesso disatteso e vituperato. Basterebbe seguirlo per ottenere grandi benefici fisici e mentali.

1)- il karate comincia e finisce con il saluto

2)- nel karate non si attacca  mai per primi

3)- il karate va praticato con rettitudine  senso della giustizia

4)- prima di conoscere il tuo nemico,conosci te stesso

5)- l’intuizione è più importante della tecnica

6)- non lasciare vagabondare il tuo spirito

7)- il fallimento nasce dalla pigrizia e negligenza

8)- il karate non si pratica solo nel dojo

9)- il karate è una ricerca che si prolunga per tutta la vita

10)- affronta i problemi di tutti i giorni con la stesso spirito con cui pratichi il karate

11)- il karate è come l’acqua che bolle; se non si tiene la fiamma alta diventa tiepida

12)- non alimentare l’idea di vincere né quella di perdere

13)- adatta il tuo atteggiamento a quello dell’avversario

14)- il segreto del combattimento risiede nella capacità di saperlo dirigere

15)- considera le tue mani ed i tuoi piedi come spade affilate

16)- quando oltrepassi  la porta di casa pensa di trovarti davanti a diecimila nemici

17)- come principiante impara tutte le varie posizioni, ma poi assumi quella più naturale

18)- il kata deve essere praticato correttamente; il combattimento si adatterà alle circostanze

19)- non dimenticare mai i tre fattori importanti della tua preparazione: la tua forza, le tue debolezze e il grado tecnico raggiunto

20)- perfeziona in continuazione la tua mente, approfondendo il tuo pensiero

Il condensato di questi punti altro non fa che rimarcare l’importanza di una pratica completa: fisica, mentale e spirituale.

Il Maestro era consapevole che tramandare il karatedo a tutti, indistintamente e in tutte le parti del mondo, nelle diverse culture, poteva portare a depauperare l’Arte e, di certo, a creare dei problemi alla collettività. Ciò era ben lontano dell’idea dello stesso Funakoshi che, invece, considerava il vero obiettivo del karatedo raggiunto solo quando la stessa Arte fosse messa a disposizione della collettività per renderla più giusta e migliore.

 

 

+gian e ciro sorriso

Karatedo e-voluto

+gian e ciro sorrisoIl mio attuale impegno nel karatedo procede sulla scia della ricerca  per trovare il punto di scarto, o di distacco, avvenuto nel  karatedo originale alcuni anni or sono: quando parlo di “forma originale” non intendo assolutamente la pratica del  karatedo come lo praticavano  duecento anni fa ad Okinawa, bensì, intendo riferirmi  “all’efficacia originale” per cui nacque  il  karatedo, la difesa personale!

In realtà, lo sanno bene quelli che mi seguono, quanto apprendo giorno per giorno rischia di far crollare tutto ciò che talvolta si ritiene assodato o acquisito, in tal caso, dunque, non mi pongo alcun problema a rivedere e ricostruire i modelli base per un karatedo che rimane perfettamente incanalato nel solco della tradizione, ma che si riedifica su un nuovo sistema di pratica concreta che, tuttavia, spiazza il vecchio sistema e la comodità che ne deriva dal mantenerlo in piedi, anche quando sappiamo benissimo aver perso la propria utilità.

Non possiamo far passare sotto silenzio il fatto che il “karatedo”, in taluni casi, ha perso molto del suo appeal verso  quella fascia di giovani che cercano nella pratica un metodo efficace di combattere contro altri combattenti allenati a tal scopo e, contemporaneamente, un sistema utile di difesa personale efficace e rapido d’apprendere.

Per me, che per formazione, provengo dalla Boxe (disciplina la quale ha fatto dell’efficacia il  suo punto di forza)  e  per lavoro mi occupo di addestrare Operatori delle Forze di Polizia, Il karatedo “originale” è molto, molto di più di tutto questo; oramai lo avrete compreso: non pratico il karatedo per l’estetica e per mantenermi in forma, farei molto meno fatica e dimagrirei facendomi una corsetta tutte le mattine, pratico perché il karatedo mi fornisce un punto d’appoggio e d’incontro tra quegli aspetti fisici, mentali, filosofici e di sicurezza personale che ne la boxe, ne il krav maga e tantomeno la difesa con armi, presi singolarmente, potrebbero mai  darmi; uso il karatedo come un “operatore pratico/teorico” allo scopo di agitare il pensiero, per  riprendermi ciò ch’è andato perso nel corso degli anni, per ripresentare  alle nuove generazioni il Karatedo che oggi, per ovvi motivi inflativi, ho dovuto chiamare  “PERCORSO OKUGI”.

 Vi aspettiamo per mostrarvi OKUGI  a :

Brescia

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Cagliari