Tutte le Arti Marziali, più o meno, hanno una loro storia, un percorso tracciato da Maestri forieri che con le loro esperienze, con la loro illuminazione e lungimiranza hanno lasciato ai posteri un tesoro di immenso valore: un regalo che noi moderni cultori e praticanti non dobbiamo conservare dentro uno scantinato polveroso pensando così di rispettarne la memoria, bensì, questo tesoro va fatto fruttare, arricchito e messo a disposizione di tutti senza mai dimenticare le proprie radici.
Gichin Funakoshi Sensei è unanimemente riconosciuto come il Padre putativo del “karate moderno”, anche se tale definizione non è del tutto corretta: quando usiamo la descrizione di ” moderno” intendiamo dire che Sensei Funakoshi seppe presentare al mondo un “tesoro nazionale” tipicamente Okinawense, liberalizzandolo, facendolo accettare in primis all’interno delle istituzioni di Okinawa, poi in Giappone e di seguito nel mondo intero in modo moderno e adatto al clima che correva in tale periodo in Giappone.
Il Maestro Funakoshi, come si evince dai suoi libri, era un uomo di sani principi morali, gentile ma al tempo stesso risoluto, un uomo di grande cultura con un carisma particolare che attirava e coinvolgeva tutti quelli che lo frequentavano, anche Maestri di altre discipline come l’autorevole Maestro Jigoro Kano, fondatore del Judo, ne furono affascinati.
Il maestro Funakoshi era un uomo di poche spiegazioni, egli soleva dire ai propri allievi: ” ciò che si impara con il corpo non si dimentica mai”, la sua cultura sui classici cinesi e la sua grande passione per il Karate lo portarono a scrivere libri, a dare dimostrazione di karate innanzi alle cariche istituzionali più importanti del Giappone, a presentare negli ambienti più prestigiosi il Karate sotto una nuova veste, facendolo uscire dall’oblio della pratica nascosta e segreta.
Gichin Funakoshi, per fare in modo che il Karate si evolvesse, non solo tecnicamente ma soprattutto culturalmente, elencò dei punti guida fondamentali ai quali ogni serio adepto doveva conformarsi per potersi ritenere un serio e preparato adepto del budo giapponese.
Il Maestro scrisse lo Shoto ninjuku (i venti punti salienti del budo karate), un vero testamento della sua personale visione del karatedo adottato poi da tantissime altre scuole di karatedo ma, ancor’oggi, troppo spesso disatteso e vituperato. Basterebbe seguirlo per ottenere grandi benefici fisici e mentali.
1)- il karate comincia e finisce con il saluto
2)- nel karate non si attacca mai per primi
3)- il karate va praticato con rettitudine senso della giustizia
4)- prima di conoscere il tuo nemico,conosci te stesso
5)- l’intuizione è più importante della tecnica
6)- non lasciare vagabondare il tuo spirito
7)- il fallimento nasce dalla pigrizia e negligenza
8)- il karate non si pratica solo nel dojo
9)- il karate è una ricerca che si prolunga per tutta la vita
10)- affronta i problemi di tutti i giorni con la stesso spirito con cui pratichi il karate
11)- il karate è come l’acqua che bolle; se non si tiene la fiamma alta diventa tiepida
12)- non alimentare l’idea di vincere né quella di perdere
13)- adatta il tuo atteggiamento a quello dell’avversario
14)- il segreto del combattimento risiede nella capacità di saperlo dirigere
15)- considera le tue mani ed i tuoi piedi come spade affilate
16)- quando oltrepassi la porta di casa pensa di trovarti davanti a diecimila nemici
17)- come principiante impara tutte le varie posizioni, ma poi assumi quella più naturale
18)- il kata deve essere praticato correttamente; il combattimento si adatterà alle circostanze
19)- non dimenticare mai i tre fattori importanti della tua preparazione: la tua forza, le tue debolezze e il grado tecnico raggiunto
20)- perfeziona in continuazione la tua mente, approfondendo il tuo pensiero
Il condensato di questi punti altro non fa che rimarcare l’importanza di una pratica completa: fisica, mentale e spirituale.
Il Maestro era consapevole che tramandare il karatedo a tutti, indistintamente e in tutte le parti del mondo, nelle diverse culture, poteva portare a depauperare l’Arte e, di certo, a creare dei problemi alla collettività. Ciò era ben lontano dell’idea dello stesso Funakoshi che, invece, considerava il vero obiettivo del karatedo raggiunto solo quando la stessa Arte fosse messa a disposizione della collettività per renderla più giusta e migliore.