Anche studiando con molta attenzione la vita del maestro G. Funakoshi oggi è difficile farsi un’idea precisa su ciò che oltre al suo karatedo il Sensei studiava e praticava.
Le sue frequentazioni con altri maestri di karatedo, l’amicizia con J. Kano (fondatore del Judo), il rapporto di discepolato con H. Otsuka (già esperto di Yoshin Ryu JuJitsu), gli interscambi con l’allievo K. Mabuni (fondatore dello Shito-ryu), il quale oltre al karatedo praticava anche il kobu-jutsu e saltuariamente l’Aikido, queste frequentazioni e la grande apertura mentale di G. Funakoshi portarono abbondanti cambiamenti e ampi benefici al tutto il To-de (diventato in seguito karate), rendendolo un vero sistema di combattimento completo ed efficace.
Con la morte dei maestri: Itosu, Azato e Higaonna, diversi maestri di Okinawa tra cui Otsuka, Nabuni, Shiken Taira, Miyagi, Toyama e altri ancora, cominciarono ad allenarsi assieme, in tal modo nacque un interscambio mai accaduto prima, tale collaborazione risultò molto utile allo sviluppo e alla completezza del To-de: si consideri che buona parte delle competenze di questi grandi maestri venne incorporata e condensata nei diversi kata che oggi i praticanti di tutto il mondo nei differenti stili praticano.
Con lo scorrere degli anni e dopo diverse esperienze d’insegnamento del karate all’interno degli ambienti del Judo, del Kendo e del Ju-jutsu, nacquero alcune incomprensioni tra G. Funakoshi e il fondatore del Judo: tali distacchi sorsero dopo che lo stesso introdusse alcune tecniche di karate nel programma di judo inviati al Ministero dell’Educazione giapponese senza chiederne il permesso allo stesso Funakoshi, e dalla continua spinta sportiva che la Nihon Karate Kyokai (oggi japan Karatedo Association) esercitava insistentemente sugli iscritti.
La pressione di tale organizzazione veniva esercitata per fare in modo di escludere dai programmi le tecniche pericolose di lotta corpo a corpo, tecniche di difesa personale che erano distintive del karatedo di quel periodo ma ritenute pericolose e sfavorevoli al riconoscimento del karatedo come sport agonistico di massa.
In tal modo i maestri di karatedo incominciarono con sistematicità e ingenuità a tralasciare ciò che invece, oggi, le moderne MMA hanno riscoperto e portato alla ribalta nei moderni tornei, dove avversari di diverse discipline si confrontano in combattimenti ” senza regole” .
Per dare un’idea del grande bagaglio tecnico del karatedo “antico” si consideri che oltre alle tecniche del corpo a corpo, lussazioni, strangolamenti, combattimento al suolo, calci, pugni, colpi di gomito, testate e ginocchiate, il karatedo di quel periodo contemplava per molti esperti anche l’uso delle armi bianche e degli attrezzi agricoli usati come armi meno che letali e, talvolta, anche in versione letale.
A tal fine, da molto tempo mi sono persuaso che, se c’è ancora molto da scoprire sul karatedo, questi segreti sono in bella vista e sono sicuramente nella pratica dei kata: “contenitori storici” di un karatedo “senza stile” come sostenevano i maestri G. Funakoshi, Toyama, e come modestamente pure io sostengo: “Il karate è uno solo”.