Hangetsu-sesan

 

Il kata Hangetsu (13 strategie) è uno dei kata tra i più diffusi in quasi tutti gli stili di karate: nello shotokan il  kata si sviluppa su due principi: duro e morbido (in giapponese go-ju)20180319_195232, veloce e lento. L’uso della respirazione rende tale kata molto interessante come metodo d’addestramento dell’emotività del praticante.

Il kata si presta particolarmente al combattimento a distanza ravvicinata, infatti, l’uso dei pugni portati ai punti neurologici, occhi, gola e base del setto nasale, con le nocche delle mani (ryo-sho-ippon-ken) racchiude una metodologia di combattimento derivanti dalle tradizioni guerriere del Tode di Naha e di Tomari e ancor prima dalla più ortodossa Boxe di Shaolin.

Il nucleo di Hangetsu  racchiude un lavoro di grande utilità per chiunque voglia imparare a combattere e a controllare l’avversario a corta distanza: un metodo molto simile lo si trova anche nell’uso dei tonfa e dei sai nella corrente shorei; tali esercizi (la spinta delle mani e il colpo portato con l’intero  con il corpo) sviluppano reattività, velocità, sensibilità e capacità di assorbire l’urto di qualsiasi tipo d’attacco, restituendo al mittente la sua stessa forza.

Essendo un kata non spettacolare, quindi poco adatto alle gare, Hangetsu è spesso trascurato  da molti praticanti, nonostante questo il maestro Funakoshi lo riteneva fondamentale per imparare a controllare le tensioni interne/esterne del praticante e per apprendere come penetrare all’interno della posizione dell’avversario. Il kata produce un metodo efficace e molto particolare di slittamento dell’intero corpo, tale scivolata se ben applicata permette di soggiogare l’avversario con una certa sorpresa.

Oggi il kata Hangetsu nello stile Shotokan viene praticato nella posizione preminente del hangetsu-dachi, si presume che fu Yoshitaka Funakoshi a modificare il  sanchin-dachi in hangetsu-dachi poiché lo stesso era sempre alla ricerca di una maggiore efficacia.